Descrizione botanica.

E’ un’erbacea perenne che lignifica alla base, molto variabile per dimensioni e per altezza, che può raggiungere i due metri, ma più facilmente si stabilizza intorno ai 120 cm. Ha foglie opposte, oblunghe, e tutta la pianta, ricoperta di corti peli, assume un aspetto grigio-tomentoso. I fiori sono piccoli, giallo-verdognoli, che diventano piccole bacche verdi quando acerbe, fino ad un rosso acceso a maturazione, racchiuse da un calice cartaceo e poroso, come piccolissimi alchechengi. Diffusissima in India, si trova spontanea anche in Sud Africa e pure in area mediterranea, da noi cresce in Sardegna ed in Sicilia. Ama il pieno sole e il clima caldo e asciutto, terreni sabbiosi, leggermente alcalini.

 

Proprietà.

La droga è costituita dalla radice ricca di witanolidi (lattoni steroidali), witaferina e witanolide (alcoloidi) responsabili dell’azione adattogena e tonica, infatti è consigliata in momenti di stress mentale e fisico permettendo all’organismo di essere più reattivo e da alcuni studi è emerso che in particolare i witanolidi stimolerebbero una maggior produzione di dopamina, adrenalina e serotonina, tipici ormoni che si riducono in caso di forte stress. La withania è molto importante anche a livello della memoria, migliorando la concentrazione e le capacità cognitive. Uno studio del 2009 ha rilevato la sua efficacia nella diminuzione dei livelli di ansia su 40 pazienti trattati per un periodo di 12 settimane, utile addiritura nell’insonnia generata sempre dallo stress. Ha un ruolo importante anche sul sistema immunitaria andando ad aumentare l’attività delle cellule natural killer.

Controindicazioni.

Da non assumere in gravidanza e allattamento. Una particolare attenzione va fatta in caso di terapie farmacologiche con psicofarmaci e analgesici.

Curiosità.

Il termine  “ashwagandha” deriva dai termini sanscriti “ashva” che significa “cavallo” e “gandha” che significa “odore” per definire il forte aroma della radice che si dice ricordi l’odore della pelle degli equini. La Witamnia viene menzionata nei testi canonici Ayurvedici che risalgono al periodo tra il primo e l’ottavo secolo a.C.

 


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